VinceSuperstar
Un amico di "Vince", Ermanno, da ventenne anch'egli alla guida di uno 'squalo', ha pubblicato una raccolta di storie ambientate fra la gioventù un po' persa degli anni '80. La DS è presente in diversi racconti, e fa bella mostra di se' in copertina. Il protagonista di un racconto molto crudo, che narra di una bruciante corsa notturna attraverso tutta l'Emilia Romagna per affrontare a 150 km/h il mortale "salto" della statale Adriatica, si chiama "Lince" e guida una vecchia DS bordeaux. A chi si è ispirato l'autore, secondo voi? Per i pochi che hanno pazienza di leggere, estraggo (riadattando il linguaggio, non me ne voglia l'autore) questo bellissimo spaccato dei tempi. NB: Ringrazio Ermanno Mariani e la casa editrice "Blu di Prussia" di Piacenza per aver concesso la pubblicazione di questo estratto |
IL SALTO DELL’ADRIATICA (1985) La vecchia Citroen Ds, stinta, ammaccata e chiazzata di ruggine giaceva nell’enorme piazzale assolato della stazione di servizio Esso lungo la via Emilia, in direzione di Parma. "Apri bene le orecchie Lince! Se io fossi in te questa automobile cercherei di venderla, prima che sia troppo tardi" ringhiò il meccanico. "Ma che ... Mariolino e chi la vuole questa carcassa?". "E’ una Ds, una dea! Ha ancora un suo mercato". "Mah! Sarà, ma io non la voglio vendere, è troppo bella". "Stronzate! E’ ora di finirla con queste stronzate, non ci si puo affezionare ad un pezzo di ferro e io mi sono rotto i cosiddetti di riparare queste Citroen, ormai sono uscite di produzione da oltre dieci anni. I pezzi di ricambio cominciano a diventare introvabili e poi se per una riparazione ad un’automobile normale ci vogliono due ore per questa ne occorrono cinque. Hai capito? Testone!". Mariolino il meccanico sembrava sempre che stesse per perdere la pazienza da un momento all’altro. Era un tipo nevrotico. "Senti Mariolino, me le hai riparate quelle maledette palle delle sospensioni? Domani è Ferragosto e io vorrei partire per il mare... Questa sera stessa". "Vaff... porca trota io le palle te le rompo, hai capito fricchettone del cavolo". Queste parole urlò Mariolino dalla sua bocca seminascosta da un paio di lunghi folti e spioventi baffi alla messicana. Mariolino sembrava Charles Bronson, aveva un viso da indio sudamericano, abbronzatissimo, portava i lunghissimi capelli ormai grigi raccolti in una coda di cavallo stretta da un semplice elastico. "Siete al capolinea voi fricchettoni del cxxxx! Le vostre Citroen da figa, le vostre discoteche di merda e tutte quelle arie da sballati che ancora vi date... Gli anni Settanta sono finitiii...". Tuonò Mariolino. "Vendila tu allora la tua Ds, se ti sta tanto sulle scatole" lo rimbeccò Lince. "Magari trovassi un pollo che me la compra!". "Lo trovi, lo trovi, se vuoi... Ma...". "Adesso mi hai proprio rotto! Via, fuori dalle balle, vattene te e il tuo cesso di macchina, ma ricorda! Vendila al più presto perche non te la riparo più". Estratta qualche banconota dal portafoglio Lince pagò Mariolino; come al solito il meccanico aveva voluto una cifra davvero onesta, in fondo i fricchettoni gli erano simpatici e lui era uno degli ultimi meccanici del nord Italia in grado di riparare la Citroen detta Squalo, utilizzando un po' di fantasia anziché pezzi di ricambio costosissimi. "Ma come faccio a vendere una macchina come questa?". Borbottò Lince rammaricato mentre si avvicinava ala sua auto. La Citroen di Lince giaceva sul piazzale del meccanico, era di colore bordó, ma il tempo l’aveva cosí sbiadito che aveva preso una tonalita quasi rosata. Il tetto con incastonate, come due gemme, le frecce direzionali posteriori, era di un materiale del tutto particolare di colore bianco. I fanali anteriori a goccia, con due fari per parte, dei quali i due interni direzionali, donavano alla vettura quello strabismo di Venere che ne faceva una dea. I due lunghi denti che sporgevano dal paraurti anteriore le offrivano un tocco estroso e nello stesso tempo inquietante. La Citroen di Lince era nel complesso maltenuta. Il cofano, che conteneva il motore era addirittura più chiaro del resto della carrozzeria, che in fondo alle portiere era insediata da numerose bolle di ruggine. Mancava un copricerchioni, una botta piuttosto vasta ed antica aveva incancrenito, con spruzzi di ruggine, un bel pezzo della fiancata sinistra e una portiera non si chiudeva più bene. Il parabrezza anteriore era solcato da una lunga crepa. Gli interni della Citroen, noti per somigliare ad un elegante salotto, conservavano soltanto a sprazzi l’antica bellezza, il tessuto rosso che rivestiva i sedili era pieno di squarci e di toppe. La gomma del volante era smangiucchiata in più punti, Il poggiagomito centrale era addirittura di un’altra tinta, Lince l’aveva preso chissà dove, la sua Citroen Ds Super 2000 di cilindrata, originariamente non l ’aveva. L’elegante cruscotto nero era crepato vicino al vano ricavato per la radio. Per finire, la carrozzeria della Ds era anche impolverata. Nonostante il complessivo decadimento, la Ds conservava un maestoso aspetto che faceva di lei una superba regina della strada anche se ormai decaduta. A quel tempo macchine del genere si potevano avere per poco, erano anni di consumismo spietato. Vetture come la Ds che soltanto poco più di dieci anni prima erano vendute a prezzi che equivalevano a un buon appartamento, nella prima meta degli anni Ottanta e per qualche anno ancora furono svendute a poche centinaia di mila lire. Per fare un esempio, per quanto assurdo ma reale, in alcuni lussuosi negozi di abbigliamento del centro si vendevano in abbondanza maglioni insignificanti, ma alla moda, a prezzi che superavano le svendute Citroen usate. Insomma le vecchie Ds a quel tempo erano cosi bistrattate che costavano meno di un maglione, ma sarebbe durata ancora per poco, presto i collezionisti le avrebbero tolte per sempre ai fricchettoni che l’avevano adottata come macchina culto per le loro scorribande notturne nelle discoteche. Non si può certo affermare che i fricchettoni avessero avuto cattivo gusto nella scelta dal momento che la Ds, per i suoi rivoluzionari accorgimenti tecnici e la sua splendida linea senza tempo, è a tutt’oggi esposta al museo d’arte moderna di New York e Roland Barthes a suo tempo le dedicò un saggio. Balzato nell’abitacolo del vecchio Squalo Lince girò le chiavi nel quadro e il motore, dopo un palo di colpi di tosse, prese a girare sonoramente, innestata la prima, la Citroen abbandonò sgommando in una nuvola di polvere l’assolato piazzale per infilarsi lungo la via Emilia in direzione di Piacenza. Lince al volante della Citroen sorrideva soddisfatto, il giovane pareva esserci nato per guidare quell’auto, lui e la macchina era come se fossero un tutt’uno...[omissis] |